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Vincent van Gogh

Nascita: 30 marzo 1853, Groot-Zundert (Paesi Bassi)

Morte: 29 luglio 1890, Auvers-sur-Oise, Francia

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Sommario

Van Gogh, uno degli artisti più geniali e famosi nella storia dell’arte occidentale, è stato un pittore post-impressionista olandese, oggi considerato uno dei più grandi pittori del XIX secolo.
Sono circa 2.100 le opere da lui create negli ultimi dieci anni della sua vita, tra cui circa 860 dipinti e più di 1000 disegni che includono paesaggi, nature morte, ritratti e autoritratti contraddistinti da colori brillanti e provocatori trattati con pennellate appassionate, istintive ed intensamente espressive.  

Non raggiunse mai un successo commerciale durante la sua breve vita, ma le sue tele hanno avuto quotazioni da record nelle aste degli ultimi decenni del XX secolo. I suoi quadri hanno esercitato un forte ascendente sulla pittura moderna sopratutto sui Fauves e l’Espressionismo

Biografia

Van Gogh da giovane

Vincent Willem van Gogh (1853 – 1890), figlio del pastore Theodorus e di Anna Cornelia, nasce a Zundert una città dedita all’agricoltura nel Brabante, una regione storica dell’Olanda ai confini del Belgio. Proprio un anno prima era nato morto un fratellino, chiamato proprio Vincent. Alcuni autori sostengono che i danni mentali di cui soffrirà in seguito Van Gogh siano da attribuire a questo evento: si sentiva come un rimpiazzo non amato del primogenito. 

Dopo la scuola nel villaggio di Zundert, a undici anni frequenta il collegio a Zevenbergen. Dal 1866 Vincent frequenta la scuola media a Tilburg, lontano dalla famiglia e imparando il francese, l’inglese e il tedesco, studiando il disegno quattro ore a settimana con il maestro Constant Cornelis Huijsmans (1810-1886).
Lasciati gli studi, inizia un praticantato presso una filiale d’arte diventando a sedici anni il più giovane venditore nella filiale dell’Aia dei galleristi Goupil & Cie ai Plaats. Durante questo periodo trascorso nella galleria, Vincent viene a conoscenza dei primi pittori.

La solitudine a Londra (1869-1875)

Nel 1873 Vincent viene trasferito alla filiale d’arte di Goupil a Londra. Lontano dalla famiglia, van Gogh sente la solitudine e trascorre le giornate realizzando molti disegni nel girovagare per la città appassionandosi alla cultura inglese. Visitò le gallerie d’arte nel tempo libero e divenne anche un lettore accanito dei libri di Charles Dickens e George Eliot.

Si innamora della figlia della padrona di casa, Eugenie Loyer. Quando la donna respinge la sua proposta di matrimonio, van Gogh subisce un crollo cadendo in depressione. Si addentra nella lettura della Bibbia, si interessa alla religione trascurando il suo lavoro nella galleria d’arte. Vincent van Gogh, che detestava l’ipocrisia, non si sentiva adatto come venditore avendo difficoltà nel trattare con i clienti e per questo motivo fu licenziato dal suo supervisore. 

Nei tre anni seguenti  ha provato senza successo diversi lavori. Un breve incarico come insegnante in una scuola nel Kent, poi ritorna a Londra in una scuola diretta da un pastore metodista. Qui lavora come assistente e dopo un breve tirocinio in una libreria, intraprende lo studio della teologia.

Nel 1872 Vincent inizia con il fratello minore Theo Van Gogh una corrispondenza che durerà per tutta la sua vita, un epistolario che permetterà di conoscere a fondo la vita di Van Gogh e la sua maturazione artistica. Il mondo non avrebbe avuto i capolavori di Vincent van Gogh senza il fratello Theo.

Il periodo da predicatore laico (1876-1880)

Nel dicembre 1878, Van Gogh fu inviato nel Borinage in Belgio, dove iniziò un periodo di prova come predicatore laico tra i minatori. Viveva in una caserma, si trascurava e dormiva sulla paglia, depresso in una penosa povertà identificandosi con il destino dei minatori e le loro privazioni. Queste profonde crisi condizioneranno l’ulteriore corso della sua vita.

I suoi superiori dopo un anno lo allontanarono e questo rifiuto è stato uno dei motivi per cui si è estraniato poi dalla Chiesa. Rimase per un altro anno sempre concentrato sul disegno, meditando di intraprendere la carriera artistica e a 27 anni, nel 1880, prese la decisione di diventare un pittore.

Ispirandosi a maestri come Rembrandt Millet, dei quali aveva ricevuto riviste da suo fratello Theo, alla fine del 1884 realizza schizzi e disegni molto espressivi dei minatori e degli umili operai. Sono più di quaranta studi di teste e mani callose che diventano i bozzetti preparatori per la grande opera che terminerà nell’aprile del 1885 “I mangiatori di patate”, la prima tela importante del periodo olandese. 

È impensabile però dedurre dai primi lavori che van Gogh sarebbe diventato un famosissimo pittore. Tentava di imparare da autodidatta copiando i disegni dai libri e dalle stampe che ammirava. Per conoscere il mondo dell’arte e degli artisti, si trasferì a Bruxelles nell’ottobre del 1880, dove continuò a studiare incontrando al contempo il pittore olandese Anthon van Rappard.

Anche se tra loro c’erano diversità di carattere, le affinità artistiche erano considerevoli: amavano trattare soggetti semplici, specialmente operai e gente umile. Ciò che Van Rappard apprezzava di più in Van Gogh era la sua totale devozione all’arte. Dopo la morte dell’artista scrisse alla madre di Vincent. “Apparteneva alla razza da cui nascono i grandi artisti”

Per quanto riguarda l’arte, i due avevano opinioni diverse sulla tecnica. A differenza di Van Rappard, Van Gogh riteneva che il motivo prevalesse sulle questioni tecniche. Van Rappard puntava sulla formazione accademica, uno suo stile pittorico delicato, figurativo, mentre Van Gogh combattivo, e a volte cupo iniziava ad applicare con coraggio sulle tele le pennellate corpose e decise.

Nonostante le loro differenze, Van Rappard ha continuato a incoraggiare Van Gogh a perseguire le sue ambizioni di pittore. La loro amicizia vacillò dopo che Van Rappard aveva fatto una brusca critica sul dipinto di Vincent “I mangiatori di patate” nel maggio 1885, il suo primo, tenebroso ma intenso capolavoro.

Alle sue critiche, Van Gogh non riuscì a convincere Van Rappard del valore del suo stile ancora un po’ maldestro ma vero ed espressivo anche se non perfetto tecnicamente; non era quello il suo scopo. Van Rappard morì nel 1892, due anni dopo Van Gogh, a soli trentatré anni.

Van Gogh tra sesso e donne

Van Gogh ha avuto una vita amorosa catastrofica soffrendo tra l’altro di una serie di relazioni romantiche frustrate. Era attratto da donne complesse e con problemi, pensando di poterle aiutare. Ritornato a casa in Olanda, Van Gogh ha disegnato di nuovo motivi paesaggistici e sopratutto contadini e lavoratori. Sua cugina Kee Voss, che era venuta in visita presso la sua famiglia, fu il colpo di fulmine.

Un primo approccio ebbe una negativa e sprezzante risposta che non scoraggiò affatto Vincent dal continuare con caparbietà il suo corteggiamento, portandolo allo scontro con genitori e parenti. Già il rapporto di Vincent con la famiglia era un fallimento e questo diverbio ne fu il punto culminante. Nel Natale del 1881 fu cacciato dalla famiglia.

Dopo essere stato espulso dalla casa dei genitori, Van Gogh si trasferì a L’Aia da suo cugino Anton Mauve, creando anche quì una situazione insostenibile in quanto avviò una relazione di sesso con la sua modella, una prostituta incinta di nome Sien Clasina Hoornik (1850-1904).

Van Gogh utilizzò Sien come modella e in seguito la prese nella sua casa assieme a sua figlia. Realizzò disegni e dipinti di Sien e della piccola che riflettevano la vita domestica. La loro relazione non fu accettata dalla sua famiglia e contribuì certamente alla rottura con Anton Mauve che era un noto pittore della Scuola dell’Aia, che aveva spinto Van Gogh alla pittura.

Van Gogh lasciò Sien nel 1883 ben conscio che avrebbe rinunciato per il futuro ad una sua famiglia. Da quel momento in poi, Van Gogh si limitò a intrattenere rapporti di sesso occasionali con donne di facili costumi.

Dopo la separazione da Sien si trasferì a settembre a Drente, dove operava il pittore tedesco Max Liebermann. A dicembre, ritorna dai genitori a Nuenen e dopo che suo padre morì, van Gogh si trasferì nel suo studio.

Durante i due anni trascorsi a Nuenen, vincent creò più di 180 dipinti che avevano come soggetti agricoltori locali e varie nature morte. Nella provincia l’artista ha sofferto la solitudine decidendo di trasferirsi nella città d’arte più vicina, Anversa.

Anversa e l’Accademia (1885-1887)

Dopo la sua partenza amara e sgradevole da Nuenen nel 1885 Van Gogh si trasferì ad Anversa dove rimase colpito dalle stampe e dalle xilografie giapponesi, collezionandone alcune e tappezzando con queste le pareti di casa. Il senso decorativo ed estetico del colore di queste stampe lo affascinava e questo avrebbe influenzato la sua arte. Visitò con curiosità gli antiquari e le molte librerie. 

Si sentì presto a suo agio in questa frizzante città con caffetterie, pub e bordelli. Inizialmente ha disegnato e dipinto vedute romantiche e scene di strada pittoresche. Ha visitato musei e chiese ad Anversa, in cui ammirava i capolavori di grandi maestri fiamminghi, ma in realtà aveva un solo obiettivo: la ricerca della bellezza femminile e il modo in cui le donne voleva ritrarle. In termini ostentatamente libidinosi ha descritto questa “carne femminile” in alcune delle lettere a suo fratello Theo.

Negli spettacoli di varietà, sale da ballo, caffè e bordelli, ha cercato modelli che volessero posare nudi ma in mancanza di denaro, si limitava ad appunti precari  in un blocco da disegno seduto a un bar. A dicembre, una donna ha voluto posare per lui, grazie ai pochi soldi che Theo gli aveva inviato. Fece una tela dai colori brillanti, una gioiosa pausa dallo stile dei precedenti lavori foschi: “Ritratto di una donna con la fascia per capelli rossa” (1885).

Agli inizi del 1886, contrariamente alle sue precedenti intenzioni, si iscrisse alla prestigiosa Accademia di Belle Arti di Anversa. Aveva 32 anni. Voleva fare nuove amicizie in modo che potesse liberarsi dalla sua solitudine artistica, ma si fermò lì solo per tre mesi.

I suoi maestri non gli permisero di dipingere o lavorare con modelli viventi, il motivo principale per cui Van Gogh era arrivato all’Accademia. Van Gogh ha provato a dipingere nel laboratorio di pittura, ma è stato riportato alla classe di disegno dall’insegnante.

Successivamente, Van Gogh si iscrisse a un secondo corso di disegno della maestra Siberdt, ma uno scontro per il temperamento focoso di Van Gogh fu inevitabile. Davanti agli allievi definì i metodi dell’insegnante assolutamente sbagliati. Disegnò un calco in gesso di una dea greca nuda come una matrona fiamminga, con orrore della sua insegnante. Questo fatto decretò la fine dei suoi studi all’Accademia. All’esame finale fu persino umiliato dalla giuria; Van Gogh lasciò amaramente l’Accademia.

Successivamente è entrato in un club di disegno libero in un caffè sul Grote Markt. Gli studenti dell’Accademia potevano disegnare modelli nudi ma anche qui Van Gogh fu deriso e respinto per i suoi strani disegni e dipinti. 

Di quella fase sono rimasti solo alcuni dipinti di modelle nude, e soprattutto la “Testa di uno scheletro con una sigaretta accesa” (1886). Forse il suo primo autoritratto, perché è così che sentiva di essere.

Il breve soggiorno ad Anversa ha avuto un’influenza decisiva e liberatoria sulla sua successiva evoluzione artistica. Fu una rottura con la severità calvinista nei Paesi Bassi, che lo portò a una visione triste e oscura di ciò che lo circondava. Ora poteva sperimentare e scoprire le proprie immense potenzialità artistiche.

Parigi: Van Gog e l’impressionismo (1886)

Tornato in patria e con poco denaro, nelle sue lettere lamentava problemi di salute e debolezza a causa di malnutrizione; preferiva risparmiare sul cibo pur di comprare colori e tele. Nel 1886, van Gogh fa visita a suo fratello Theo a Parigi che era la fiorente avanguardia dell’arte francese, il centro del mondo artistico. Con molta perplessità Theo ospita il fratello nel suo appartamento.

A Parigi, van Gogh  scopre il movimento artistico di moda, l’impressionismo. Nella capitale francese conosce importanti pittori, tra cui Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Signac e Paul Gauguin

Da questa esperienza, la sua tavolozza, precedentemente densa e scura, si fece brillante con colori vivaci sperimentando nuove tecniche pittoriche sopratutto all’aperto nelle campagne intorno a Parigi, a Montmartre e ad Asnières. Prese visione delle incisioni giapponesi del maestro Katsushika Hokusai collezionandone alcune. La vita frenetica della città e le frequenti liti tra i pittori resero la sua permanenza insopportabile per cui decise di lasciare Parigi.

Conoscere la xilografia giapponese fu molto importante per il suo accrescimento artistico. Van Gogh ne era affascinato e ha riportato alcuni riferimenti di questa tecnica in ​​dipinti ad olio come il “Ritratto di Père Tanguy” (1887) acquisendo il concetto di arte giapponese e adottandone i principi di progettazione. Prospettive inusuali, piccole figure in un paesaggio, assenza di ombre e colori piatti applicati semplicemente sulla tela come nella serie di “Alberi da frutta in fiore” nella primavera del 1888. 

Arles (1888–89)

Nel 1888  van Gogh si recò ad Arles nel sud della Francia. Il paesaggio e la luce incomparabile del luogo hanno infiammato la creatività di van Gogh, e i suoi dipinti e la sua tavolozza sotto tanta eccitazione hanno acquisito nuove profondità di colore.

Prese una casa in affitto la “Yellow house” sperando di trasformarla in un luogo dove i pittori potevano vivere e lavorare insieme. Era il suo sogno fondare una comunità di artisti qui, ma alla fine solo Paul Gauguin accettatò l’invito. 

Con un ritmo febbrile, Van Gogh ha realizzato in questo periodo i suoi lavori più straordinari, a volte più di uno in un solo giorno, raggiungendo i suoi più grandi trionfi artistici attraverso l’incisiva rappresentazione della luce del sud in tele roventi.

Erano passati solo tre anni tra la malinconia dei “Mangiatori di patate” e l’esplosione di colori nel sud. Creò sulle tele splendidi vigneti, luminosi paesaggi e tenebrosi cipressi. Quì dipinse il maestoso “Le Café de nuit” (1888). È il punto culminante nella sua breve carriera. La tela “I dodici girasoli in un vaso” (1888) diventa uno dei dipinti più famosi della storia dell’arte.

Nella ricerca disperata del caldo e di emozioni sempre più stimolanti volle scoprire il Mar Mediterraneo e per cinque giorni si recò nella vicina Saintes-Maries-de-la-Mer, dove ne disegnò incessantemente i dintorni. 

Di ritorno ad Arles, dipinse le sue famose barche da pesca sulla spiaggia nel quadro “Ponte di Langlois” (1888) Purtroppo in questi ultimi due anni esplosero le più forti e drammatiche crisi, tormentato da quella che van Gogh chiamava “la voce della terribile lucidità”.

Van Gogh fu curato ancora una volta, ha dipinto nuove versioni di girasoli. Durante questo periodo sono nati anche famosi ritratti, come i due dipinti “Il postino Joseph Roulin” e il “Ritratto di Eugène Boch” entrambi nel 1888. 

Van Gogh e Gauguin

Nell’ottobre del 1888, Paul Gauguin venne a stare con lui. I due artisti vivevano e lavoravano insieme, ma i loro diversi temperamenti si scontrarono e l’amicizia si inasprì presto. L’arroganza e la personalità prepotente di Gaugin turbarono molto van Gogh. Il sodalizio durò solo due mesi a causa di una rissa per la proprietaria del bar locale. 

Entrambi erano innamorati di lei e l’avevano dipinta in molti ritratti. Sarebbe però sorto un clamoroso litigio e Gaugin avrebbe poi affermato che Van Gogh lo aveva attaccato con un coltello.

Ma è stato lo stesso Van Gogh che in un impeto di collera ha girato il coltello su se stesso, tagliando il lobo dell’orecchio sinistro. Gaugin fuggì rapidamente da Arles, e i due uomini non si rividero mai più. Van Gogh in seguito fissò gli effetti dell’episodio nella tela “Autoritratto con l’orecchio fasciato” (1889).

La prova che Van Gogh stesso si fosse tagliato da solo il lobo dell’orecchio si basava sul racconto della cognata di Van Gogh, che non era ad Arles quando accadde il fatto. Nel 2016 è stato pubblicato uno studio che includeva una lettera di Félix Rey, il medico che ha trattato Van Gogh dopo l’incidente. Uno schizzo mostra che Van Gogh aveva quasi tagliato il suo intero padiglione auricolare.

A causa della perdita di sangue Vincent è stato curato per circa due settimane nell’ospedale di Arles. Appena rilasciato, fu di nuovo internato in ospedale a seguito di una petizione da parte dei cittadini che ritenevano il suo comportamento strano e irascibile.

Questo internamento forzato è stato revocato in aprile, ma ha segnato interiormente l’artista olandese. 

Manicomio di Saint-Remy (1889)

Per non vivere da solo e non gravare sul fratello Theo che di recente si era sposato, Vincent decise di trasferirsi nel vicino ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence.

Nell’ospedale psichiatrico ha ricevuto una terapia appropriata. Sentiva il fallimento della sua vita e si aggrappava ancora più di prima alle sue tele e ai suoi pennelli. Ha dipinto i fiori del giardino del manicomio, la veduta dalla sua finestra, poi i motivi della zona intorno e infine la famosa tela “Notte stellata” (1889).

Durante l’estate ha tentato il suicidio ingoiando i colori velenosi. Ripresosi dall’incidente, non uscì di casa per settimane, ma dipinse diversi autoritratti. Nella primavera del 1890 tornò di nuovo sul tema dell’iris.

Tra il settembre del 1889 e l’aprile 1890, Theo presentò dipinti di van Gogh tra cui la “Notte stellata sopra il Rodano” (1888) a tre importanti mostre d’arte d’avanguardia. Per la prima volta il pittore raggiunge un pubblico più ampio. Apprezzabili le reazioni della stampa culminate in un articolo entusiasta in una rivista d’arte “Mercure de France” nel 1890.

Vincent lasciò l’istituzione di Saint-Rémy-de-Provence nel maggio 1890 ma si poneva il problema delle cure necessarie e dove poterle effettuare. Il dottor Paul Gachet, appassionato d’arte, si sarebbe preso cura di lui ad Auvers-sur-Oise, a circa 30 km da Parigi.

Gli ultimi mesi ad Auvers-sur-Oise (1890)

Ad Auvers, il pittore cadde in una vera frenesia creativa. In 70 giorni ha realizzato circa 80 dipinti e 60 disegni. Dipinse le case del villaggio, la chiesa e i ritratti di alcuni abitanti, tra cui proprio il “Ritratto del dottor Gachet” e sua figlia. Visitò poi suo fratello e la sua famiglia a Parigi, ma qui si riaccesero le liti. Depresso, il pittore tornò la sera stessa e il suo umore lo spinse a dipingere tele con sfondi tenebrosi.

Per molto tempo si è ritenuto che l’ultimo dipinto di Van Gogh fosse “Campo di grano con corvi”. Il cielo denso di bui temporali e i corvi volanti sul campo di grano avrebbero potuto essere un presentimento del suo imminente suicidio.
Una lettera di Van Gogh al fratello Theo smentisce questa affermazione perché è stato dimostrato che la tela era già stata dipinta all’inizio di luglio mentre la morte sarebbe avvenuta il 29. 

Nel 2012, uno studio di Louis van Tilborgh del “Van Gogh Museum” e Bert Maes ha rivelato che “Radici e tronchi d’albero” doveva essere l’ultimo dipinto di Van Gogh. Questa tela dalle tendenze astratte non è completata sul lato sinistro, mentre è noto che Van Gogh lavorava da vero artigiano terminando le opere che aveva iniziato. In una lettera del cognato di Theo van Gogh, si descriveva questo dipinto che Vincent aveva iniziato il giorno prima della sua morte.

La morte ad Auvers (1890)

Vincent van Gogh è morto la mattina presto del 29 luglio 1890 nel villaggio di Auvers-sur-Oise per una ferita di proiettile. Il locandiere che lo ospitava lo sentì gemere e vide Van Gogh rannicchiato a letto lamentandosi per il dolore. Due medici esaminarono la ferita. Theo fu convocato da Parigi in fretta. Trovò suo fratello a letto, fumando, piuttosto allegro, ma la situazione peggiorò.

Molte domande e misteri rimangono ancora oggi su ciò che era realmente accaduto. I due dottori dissero alla polizia che il colpo fatale era stato sparato da una strana angolazione e “da troppo lontano”. L’arma non fu mai trovata, neppure la scatola di colori e il cavalletto di Van Gogh. Vincent fu sepolto ad Auvers il 30 luglio.

Gli esperti d’arte americani Steven Naifeh e Gregory White Smith, nel lungo periodo di studi sul pittore, nella loro biografia “Van Gogh The Life” (2011) concordano che Van Gogh non si è suicidato, ma che il colpo mortale è partito durante un momento di baldoria con un gruppo di ragazzi con i quali Van Gogh beveva per più giorni. Il maggiore avrebbe avuto una pistola da suo padre.

Anche se per ora il suicidio è ancora dato per certo, il nuovo scenario della biografia dei due americani non può essere escluso, perché l’episodio in cui Van Gogh è morto non è stato mai completamente accertato. 

Ne breve periodo tra la ferita e la morte, van Gogh espresse il desiderio che il proiettile gli fosse rimosso. I medici locali, non essendo chirurghi non osavano rimuovere il proiettile. Banalmente è morto per l’infezione della ferita.
Anche Theo morì mezzo anno dopo. Ha lasciato un figlio, Vincent Willem, il nonno del famoso cineasta e editorialista Theo van Gogh. Vincent e suo fratello Theo sono sepolti nel cimitero di Auvers-sur-Oise .

Vincent e Theo van Gogh: le lettere

Nel 1872, Vincent inizia con il fratello minore Theo una corrispondenza che durerà per tutta la sua vita, un epistolario che permetterà di conoscere a fondo la vita di Van Gogh e la sua maturazione artistica. Il mondo non avrebbe avuto i capolavori di Vincent van Gogh senza il fratello Theo. 

Vincent, appassionato, litigioso, eppure disperatamente solo nel cammino della sua vita, Theo, suo fratello minore, costante, affidabile, presente. L’amicizia dei fratelli era tempestosa, appassionata, duratura, essenziale, un’opera d’arte in sé. Theo era il campione per Vincent, l’ispirazione.
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e lettere di Vincent a Theo sono 658 e quelle di Theo a Vincent 40, due vite drammatiche intrecciate nelle quali le lettere diventano la finestra sull’universo di Van Gogh.

Era un attaccamento con solide radici fin dall’infanzia ma a volte problematico, data la passione ossessiva dell’artista per il suo lavoro e la sua insicurezza economica. Nonostante gli stati d’animo fluttuanti di Vincent e la fragile salute mentale, il supporto e l’amore di Theo non sono mai mancati, anche quando sono sopraggiunti problemi di salute personale e altre responsabilità di famiglia.

Eredità artistica

Dopo la sua morte Vincent van Gogh ebbe una discreta fama nei circoli delle avanguardie artistiche. Nel suo ultimo anno di vita, i suoi dipinti sono stati rappresentati in tre mostre. Camille Pissarro e Claude Monet avevano apprezzato i suoi lavori. Appena all’inizio del XX secolo a Berlino, a Parigi nel 1901 e nel 1905 si tenevano già grandi mostre commemorative sul pittore olandese; i suoi quadri erano già diventati famosi.

Nella mostra “Manet and the Post-Impressionists” tra la fine del 1910 e l’inizio del 1911, presso Grafton Galleries di Londra, Van Gogh, con 25 opere, era l’unico olandese al fianco di artisti francesi come Cézanne e Gauguin. Questo evento fissò il concetto di post-impressionismo come nuovo movimento artistico.

La produzione pittorica di van Gogh attirò l’attenzione di Henri Matisse che conosceva già i dipinti dell’olandese; lo hanno ispirato a intensificare la sua pittura con colori più vigorosi. Gli espressionisti tedeschi del Brücke e del Blaue Reiter furono influenzati da Van Gogh come altri famosi pittori tra cui Edvard Munch, Pablo Picasso, Egon Schiele e, negli anni Cinquanta, Francis Bacon che dipinse una serie di rivisitazioni di dipinti di Van Gogh.

Non c’è conferma sulle tele che Vincent van Gogh ha venduto durante la sua vita. Solo uno è il quadro di cui si ha notizia certa. Il dipinto “Vigna rossa” del 1888 che il gallerista Roter Weinberg vendette alla pittrice belga Anna Boch al prezzo di 400 franchi in un’esposizione a Bruxelles nel 1890.

Poco dopo la morte, tra i primi acquirenti di di van Gogh c’erano colleghi pittori e artisti del suo ambiente. Tra questi l’importante collezionista Helene Kröller-Müller, che nel 1909 acquistò per la prima volta un dipinto di Van Gogh. La sua collezione divenne in seguito il Kröller-Müller Museum di Otterlo, che oggi, dopo il Van Gogh Museum di Amsterdam, ospita la seconda più grande collezione di dipinti di Van Gogh.

Vincent van Gogh: opere più famose

Van Gogh. Mangiatori di Patate, 1885. Tecnica: Olio su tela, 82×114 cm. Museo Van Gogh, Amsterdam
Vincent van Gogh. I Mangiatori di Patate, 1885. Tecnica: Olio su tela, 82×114 cm. Museo Van Gogh, Amsterdam

Alla luce di una lampada a olio van Gogh nell’opera “I Mangiatori di Patate” ha voluto ritrarre un gruppo di contadini intenti a mangiare attorno a un piatto. Il pittore olandese voleva che il colore delle facce assomigliasse a quello delle patate. “Praticare la pittura oscura che è colore” diceva. La povertà e la parsimonia sono esibite senza essere pietosi. Per dipingere quest’opera ha disegnato circa quaranta schizzi e studi preparatori.

Notte Stellata sul Rodano (1888)

van Gogh. Notte Stellata sul Rodano, 1888. Tecnica: Olio su tela, 72 cm x 92 cm. Museo d'Orsay, Parigi

Vincent van Gogh. Notte Stellata sul Rodano, 1888. Tecnica: Olio su tela, 72 cm x 92 cm. Museo d’Orsay, Parigi

A Van Gogh piaceva dipingere al buio perché sentiva che la notte era ancora cromaticamente più appassionante del giorno. Nella tela “Notte Stellata sul Rodano” lo stile del pittore olandese è l’impressionismo. Nel dipinto l’attenzione si concentra principalmente sui contrasti di luce e colori. Tre parti caratterizzano l’opera: la parte in lontananza, dietro il fiume con molte luci. Il Rodano stesso striato dal giallo delle lanterne e la spiaggia con la coppia e le due barche.

Dodici Girasoli (1888)

Van Gogh. Dodici Girasoli, 1888. Tecnica: Olio su tela, 91 × 72 cm. Neue Pinakothek Monaco di Baviera, Germania
Vincent van Gogh. Dodici Girasoli, 1888. Tecnica: Olio su tela, 91 × 72 cm. Neue Pinakothek Monaco di Baviera, Germania

Il giallo cromo tipico dell’artista sguscia dai fiori urlando una partitura equilibrata, suggestiva e seducente. Il fondo picchettato si cadenza su toni celesti a incrocio spingendo in primo piano il gioco dei girasoli. Van Gogh ha dipinto diverse versioni di un mazzo di fiori in un vaso. “I Girasoli”, le tele più famose del pittore olandese sono distribuite in cinque musei nel mondo.

Il Caffè di notte (1888)

van Gogh. Il Caffè di Notte, 1888. Tecnica: Olio su tela, 80.7 cm × 65.3 cm. Kröller-Müller Museum, Otterlo
Vincent van Gogh. Il Caffè di Notte, 1888. Tecnica: Olio su tela, 80.7 cm × 65.3 cm. Kröller-Müller Museum, Otterlo

L’abbondante luce a gas della lanterna esalta il giallo cromo e l’arancione rendendo il cielo blu più intenso. Questo è il primo dipinto in cui van Gogh ha usato uno sfondo stellato. Sotto la tenda gialla sulla terrazza arancione, ci sono piccoli personaggi seduti ai tavolini che bevono. I ciottoli della strada assumono una sfumatura viola-rosa con tocchi in punta di pennello che nella loro fuga si amalgamano ad un albero verde.

Autoritratto con orecchio fasciato (1889)

van Gogh. Autoritratto con l'Orecchio Fasciato, 1889. Tecnica: Olio su tela, 60 x 49 cm. Courtauld Gallery, Londra
Vincent van Gogh. Autoritratto con l’Orecchio Fasciato, 1889. Tecnica: Olio su tela, 60 x 49 cm. Courtauld Gallery, Londra

Questa tela mostra chiaramente la delusione sul volto smunto di van Gogh. Il suo autolesionismo è coperto da una benda vistosa. Vincent eseguì l’opera poco dopo la sua avvilente esperienza con Paul Gauguin ad Arles. I colori freddi effondono malinconia, lo sguardo si perde nel vuoto. Il cappotto verde e il cappello testimoniano mancanza di riscaldamento per le precarie condizioni economiche. Una stampa giapponese, di cui era appassionato amatore, unica nota gioiosa alla parete.

Iris (1889)

van Gogh. Iris, 1889. Tecnica: Olio su tela, 71×93 cm. J. Paul Getty Museum, Los Angeles
Vincent van Gogh. Iris, 1889. Tecnica: Olio su tela, 71×93 cm. J. Paul Getty Museum, Los Angeles

Nella tela “Iris”, l’inquadratura ravvicinata dei fiori senza il cielo esalta le iridi che sembrano fluire fuori dalla cornice. Il quadro è una partitura cromaticamente palpitante con i mirabili petali di iris viola che sovrastano la terra rossa e le luccicanti calendule arancioni sullo sfondo. Ogni petalo è unico, con diverse sfumature, forme e dimensioni. “Iris” è stato il primo dipinto che Van Gogh ha creato dopo essere arrivato al manicomio.

Campo di grano con volo di corvi, (1890)

 van Gogh. Campo di Grano con Corvi, 1890. Tecnica: Olio su tela, 50,5 x 100,5 cm. Van Gogh Museum, Amsterdam
Vincent van Gogh. Campo di Grano con Corvi, 1890. Tecnica: Olio su tela, 50,5 x 100,5 cm. Van Gogh Museum, Amsterdam

Le pennellate di pigmenti puri frettolosamente e fittamente applicate sulla tela palesano un disordine nella composizione che ha una insolita larghezza. L’opera “Campo di Grano con Corvi” si sviluppa su tre percorsi distinti: un tempestoso blu del cielo invaso dal librarsi dei corvi, un giallo tratteggiato nelle onde del grano in crescita e il verde striato dell’erba come strade in fuga. Forse van Gogh avverte una sensazione imminente di oppressione finale.

Musei

Van Gogh Museum (Rijksmuseum), Amsterdam

Il museo Van Gogh è costituito da due edifici interconnessi: l’edificio principale, progettato da Gerrit Rietveld e aperto nel 1973. Situato a Berna, in Olanda, ha la più grande collezione al mondo di opere di Vincent van Gogh. La collezione comprende oltre 200 tele, 500 disegni e 750 documenti scritti che documentano le varie fasi della vita di Van Gogh, dall’infanzia, alle varie crisi esistenziali, fino alla morte. I Girasoli, AutoritrattiLa camera di Vincent ad Arles tra le opere.

Link: vangoghmuseum.nl

Citazioni

“Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.”

“Così il pennello sta alle mie dita come l’archetto al violino, e assolutamente per mio piacere.”

“Non vivo per me, ma per la generazione che verrà.”

“Spesso le persone fanno arte, ma non se ne accorgono.”

“L’unico momento in cui mi sento vivo è quando dipingo.”

“Non c’è blu senza giallo e senza arancione, e se si aggiunge del blu, bisogna aggiungere anche del giallo e dell’arancione.

“Io penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno.”

“Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.”

“Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello.”

“Volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca. Nel caso dovessi sopravvivere ci riproverò.”